Roberto, hai dichiarato di voler
lasciare l'Italia: fai bene, vattene. Non ti meritiamo. Non si può
vivere in un paese che ti isola, dove la cosa più banale, il
senso di giustizia, ha così tante sfaccettature da impedirne
una definizione compiuta.
Non si può vivere in un paese
dove la libertà di espressione è bloccata o dalla mala
vita o dal governo.
Non si può vivere in un
paese, magari il proprio paesello, dove ti dicono che potevi farti i
cazzi tuoi, che la camorra non fa niente di male, che sei solo un
romanziere. LINK
Non si può vivere in un paese
dove ti arriva solidarietà da un presidente del consiglio che
ha però tra le sue amicizie più forti Marcello
Dell'Utri.
Non si può vivere in un paese
dove anche la stampa cerca di infangare il tuo nome (sebbene il
soggetto non sia a mio giudizio un giornalista). LINK
Non si può vivere in un paese
dove nemmeno il ministro degli interni riesce ad esprimere piena
solidarietà.
Non si può vivere in un paese
incapace di lottare insieme per quello che dovrebbe essere il primo
punto nell'agenda di un governo italiano: la lotta alla criminalità
organizzata.
Non si può vivere in un paese
dove gli accusati diventano accusatori.
Non si può vivere in un paese
dove se scrivi un libro di denuncia nessuno ti affitta più una
casa, ma se sei moglie di un boss puoi continuare a vivere nella tua
casa, anche se sequestrata.
Sacrificare la propria vita per chi?
Per cosa? Qualunque battaglia, anche le più nobile (e la tua è
tra più nobili) per essere vinta ha bisogno di un esercito, un
lottatore isolato non ce la può fare!
Ecco perchè ti direi VATTENE,
riprenditi ma tua vita, ma dalle pagine del tuo libro si capisce come
questo sia purtroppo ormai impossibile, i tuoi nemici sono
dappertutto, rifugiarti all'estero non può garantirti.
Purtroppo sei in un cammino senza ritorno, non puoi fare altro che
andare avanti, continua, se ti può essere utile ti seguiremo,
non sarai solo.
MelGigi
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